Ogni tanto contribuisco a qualche voce di Wikipedia.
La voce su Ruini è una di quelle che tengo d’occhio, non perchè mi interessi il cardinale, ma perchè alcuni zelanti contributori continuano ad oscurare una parte della verità su quanto accaduto.
I cardinali Tonini e Ruini hanno utilizzato la parola suicidio, nonostante sia vero che:
- Welby non si è suicidato: gli è stata somministrata una dose di anestetico dal dott. Mario Riccio, che ha poi eseguito il distacco del respiratore meccanico e delle altre macchine che sostituivano altre funzioni vitali.
- Welby non era in grado di suicidarsi, in quanto non era più in grado di muovere alcun muscolo
- Welby non chiedeva il suicidio ne’ di por fine alla propria vita; egli si rivolgeva al Parlamento e al Presidente della Repubblica perchè venisse riportato in parlamento il dibattito sul fatto di concedere non solo a se stesso, ma a tutti i malati terminali, di poter scegliere liberamente ciò che egli definiva morte opportuna. Welby pertanto conduceva una battaglia politica, non una battaglia personale.
Il suicidio è “l’atto di procurarsi la morte”. Welby poteva compiere un atto col quale procurarsi la morte? No. L’ha fatto? Oggettivamente no!
“Il suo suicidio è stato concepito e realizzato …”. Ruini e Tonini hanno parlato di suicidio commentando il caso Welby e a proposito di esso? Oggettivamente sì!
I cardinali hanno parlato di suicidio nonostante Welby non si sia suicidato ne’ potesse farlo.
Ma non hanno solo parlato di suicidio, hanno applicato erroneamente il codice di diritto canonico, visto che esso riguarda solo i casi di suicidio. E Welby non è un suicida!
La frase continua: “con l’obiettivo di promuovere una legge sull’eutanasia”. Lo stesso cardinale lo ammette e ne prende atto: Welby non chiedeva per se l’eutanasia. Ha chiesto che si riaprisse il dibattito parlamentare, per chiunque fosse nelle sue condizioni. Con i tempi del parlamento lui sarebbe comunque morto prima.Giusto o sbagliato che sia, d’accordo o non d’accordo che si possa essere con questo, questo va riportato. Cercare di imbavagliare un morto mi sembra grottesco!
Per se ha chiesto solo il distacco delle macchine che lo tenevano artificialmente in vita, e questo non è affatto condannato dalla Chiesa Cattolica. Ogni giorno vengono celebrate decine di funerali cattolici per pazienti a cui si è cessato l’accanimento terapeutico. Il catechismo dichiara lecita questa pratica:
« 2278 – L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’« accanimento terapeutico ». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente. »
Del resto non è difficile leggere nella reazione della Gerarchia non già la “dovuta e sofferta applicazione di una norma del codice di diritto canonico” (come sembra dalle dichiarazioni dei cardinali), ma una precisa mossa politica: l’intenzione di influenzare opinione pubblica e Parlamento attraverso una punizione esemplare, fatta passare come “dovuta”.
Ritengo sia fazioso tentare di oscurare queste reazioni della stampa e dell’opinione pubblica. Chi le oscura mostra di avere paura della verità.
Questi ultimi sì: sono pareri personali 🙂
Urca… finalmente di questa vicenda leggo qualcosa su cui sono d’accordo dall’inizio alla fine. Sono ormai 10 anni che lavoro con persone affette da malattie neuromuscolari, come quella di Welby, per cui posso in buona coscienza dire che ho le idee chiare su ciò di cui si sta parlando. Non approvo l’Eutanasia attiva (= dare qualcosa per procurare la morte), ma concordo che tante volte l’Eutanasia passiva (= togliere qualcosa che tiene in vita, magari a tutti i costi) coincida con l’evitare un accanimento terapeutico. Certo, su queste “cosette” ci sarebbe da dibattere un bel po’…
Bella Emanuele!
LaLora (quella più grande)
Pur essendo contro l’eutanasia, e la possibilità di uccidersi, di avere il diritto di disporre della propria vita, ritengo, che il caso welby, debba far riflettere il mondo ecclesiastico intero, il quale, chiuso come è nelle sue stanze, non riesce a vedere effettivamente la realtà delle cose. Ogni volta si considera il depositario di tutte le verità, quando invece, per capire effettivamente una situazione, dovrebbe fare una semplice cosa: Andare a conoscere il problema, senza preconcetti nè falsi (o veri) moralismi… Welby non ha fatto altro che dare risalto ad una situazione misconosciuta ai piu’, insostenibile, ed ha posto un problema ben piu’ importante della semplice Eutanasia, ha posto una serie di domande: Quand’è che un uomo puo’ e deve morire? Fino a che punto si puo’ tenere in vita un uomo grazie ad ausili meccanici?
La chiesa considera la vita sacra ed inviolabile…e considera l’eutanasia un problema dato che la giustizia di Dio ed un suo intervento in Sua applicazione non possono mai essere preveduti.
questo è vero, ma dobbiamo anche renderci conto..che la morte non è nient’altro che un processo inevitabile, che non puo’ essere scongiurato e che in alcuni casi (come per quello di Welby) la vita è solo una tortura crudele inflitta da mezzi meccanici.
Quindi auspicherei ad una presa di posizione da parte del mondo ecclesiastico meno rigida e piu’ misericordiosa di fronte a certi casi…. ma so che il mio pensiero purtroppo rimarra’ lettera morta…c’est la vie…